In questa tecnica delicata prevale la terra sigillata utilizzando argille a pasta bianca non calcarea con granulometrie di chamotte sottilissime oppure assenti.
Le fasi della foggiatura e della rifinitura risultano fondamentali per la buona riuscita del manufatto, infatti oggetti mal rifiniti danno origine a difetti dell’ingobbio vetrificante. Per questo si consiglia di arrotondare i bordi e steccare finemente gli oggetti.
Il primo passaggio di terra sigillata costituirà il fondo per i passaggi successivi e dovrà essere dello stesso tipo di argilla con cui viene foggiato il pezzo è necessario che alla temperatura di cottura risulti microporoso .
La Terra sigillata è l’argilla, assai depurata e ricoperta da una bellissima “vernice”corallo, arancio o marrone cuoio, vernice per definire una ceramica colorata con ingobbi vetrificanti. Questi particolari rivestimenti si ottengono separando la parte argillosa e più grossolana da quella colloidale.
Generalmente si scelgono argille ferrose molto plastiche ricche di sodio e potassio (la creta Montelupo o la terra di Valencia).
Acqua piovana, sali sodici e argilla sono gli ingredienti per ottenere una terra sigillata: dopo aver fatto essiccare l’argilla la si sbriciola finemente, in un contenitore possibilmente trasparente scioglieremo circa 5 grammi di calgon in un litro d’acqua, introdurremo l’argilla e dopo una energica mescolata la lasceremo decantare per 8 ore.
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7 Ottobre 2013
RAKU